Il fatto. Una neonata, in conseguenza delle lesioni subite in occasione del parto, accusa una tetraparesi e una grave insufficienza mentale, causate da asfissia perinatale.
Il Primo grado. I genitori, in qualità di rappresentanti della figlia minore, chiedono ai medici intervenuti e alla struttura il risarcimento dei danni subiti, asserendo una inadeguata assistenza al parto e un inidoneo trattamento post-natale. Il Tribunale rigetta le domande.
Il Secondo grado. La Corte d’Appello conferma la sentenza del Tribunale.
La Corte di Cassazione. Secondo i giudici della Corte di Cassazione, la decisione della Corte d’Appello è censurabile laddove ha motivato in rapporto alla carenza di annotazioni, in cartella clinica, per la durata di sei ore. La motivazione è censurabile laddove “a fronte di un vuoto di ben sei ore nelle annotazioni della cartella clinica, ha ritenuto di condividere l’ipotesi – formulata dai consulenti d’ufficio – che la neonata non potesse essere stata lasciata senza assistenza e non avesse avuto problemi”. Secondo la Corte di Cassazione “non può sfuggire, infatti, l’irriducibile antinomia esistente fra la constatazione della carenza delle annotazioni e l’affermazione della plausibilità dell’ipotesi che – ciononostante – la neonata fosse stata ben monitorata”. Considerato che l’errore motivazionale della Corte d’Appello attiene a un passaggio centrale del percorso argomentativo della decisione impugnata, la Corte di Cassazione accoglie il ricorso dei genitori della minore, cassa la sentenza impugnata e la rinvia ad altra Corte d’Appello, per un nuovo esame della controversia.